mercoledì 2 settembre 2009

Novità probatorie sull'omicidio di Garlasco


COMUNICATO STAMPA – IL “CASO GARLASCO”
Accademia Internazionale di Scienze Forensi

A distanza di due anni una nuova perizia informatica sul computer portatile di Alberto Stasi, svolta su incarico del GUP Stefano Vitelli, smonterebbe di fatto la ricostruzione del delitto proposta finora in aula dal pubblico ministero Rosa Muscio. Infatti, secondo quanto pubblicato in questi giorni dal Corriere della Sera, la mattina del delitto, il 13 agosto 2007, Alberto Stasi, unico indagato per l'omicidio di Chiara Poggi, avrebbe effettivamente utilizzato il suo pc portatile per lavorare alla tesi. In particolare l'esito della nuova perizia indica che sono state svolte una serie di operazioni sul computer tra le ore 9.36 e le ore 12.20 del 13 agosto 2007. In particolare durante quest'intervallo di tempo Alberto ha acceso il computer (alle 9.36), ha guardato filmini e immagini pornografiche dopodiché ha salvato più volte file di Word (presumibilmente relativi alla tesi) fra le 10.20 e le 12.20. Come e' stato possibile non rilevare dati così importanti per le indagini in due anni di perizie e controperizie ?
L’Italia ha ratificato, con legge approvata dal Senato in data 27.02.2008, la Convenzione di Budapest del Consiglio d'Europa, sottoscritta il 23 novembre 2001, sulla criminalità informatica, il primo accordo internazionale riguardante i crimini commessi attraverso internet o altre reti informatiche, con l’obiettivo di realizzare una politica comune fra gli Stati membri, attraverso l’adozione di una legislazione appropriata, che consenta di combattere il crimine informatico in maniera coordinata. La convenzione di Budapest ha permesso di introdurre importanti modifiche nell’ambito delle norme che disciplinano la materia delle ispezioni (art. 244 cpp), delle perquisizioni (art. 247 e art. 352 cpp) e del sequestro. Tali modifiche hanno introdotto disposizioni correttive circa l’adozione di misure tecniche informatiche dirette ad assicurare la conservazione dei dati originali e ad impedirne l’alterazione tramite l’adozione di procedure che assicurino la conformità dei dati acquisiti a quelli originali e la loro immodificabilità.

Sebbene approvata in data 27.02.2008, circa un anno dopo l’omicidio di Chiara Poggi, tale normativa recepisce alcune fondamentali nozioni legate alla Computer Forensics – Informatica Forense -, ovvero la conservazioni dei dati originali ed il mantenimento della loro integrità. Nozioni ben note ai reparti informatici delle FF.OO. fin dalla fine degli anni ’901, molto tempo prima della sottoscrizione della convenzione di Budapest. Come e' stato quindi possibile intervenire con estrema “superficialita’” su un elemento probatorio cosi importante, fragile e immateriale? Come e' stato possibile che i periti dell' Arma e della controparte non siano stati in grado di ricostruire quanto effettivamente accaduto quella mattina del 13 agosto 2007 sul computer di Alberto Stasi?
Nell’articolo pubblicato dal Corriere della Sera troviamo una prima risposta << .. il timore e’ che i carabinieri, controllando il computer di Alberto prima di consegnarlo alla procura, hanno involontariamente alterato i dati custoditi nella sua memoria. E i nuovi esami informatici lo confermano: otto consulenti tecnici dicono tutti assieme che sì, aprendo file, filmati, fotografie sul computer di Alberto, i carabinieri hanno cancellato senza volerlo le tracce dei salvataggi di Word fra le 10.20 e le 12.20...>>.
Nell’articolo si legge che il computer e’ stato alterato nei contenuti “prima della consegna alla procura“. Nel “caso Garlasco” ci troviamo quindi di fronte ad una prova alterata, modificata, seppur involontariamente, dal personale delle FF.PP.. E’ quindi evidente che i dati non siano stati mantenuti al loro stato originale e conservati integri. Di per se’ quell’elemento probatorio, stando a quanto riportato negli standard e nelle procedure internazionalmente riconosciute in merito alla computer forensics e alle normative nazionali vigenti sul contrasto alla criminalita’ informatica, non avrebbe piu’ valore in ambito processuale. Ma, ovviamente, la richiesta di nullita’ della prova che la difesa potrebbe avanzare penalizzerebbe in questa fase di giudizio proprio lo stesso Stasi, visti i risultati a lui favorevoli della nuova perizia.
Carabinieri che cancellano senza volerlo tracce informatiche e un PM, la Dott.sa Rosa Muscio, che chiede al giudice una condanna contro Alberto Stasi a 30 anni di reclusione per omicidio volontario. L’unica speranza e’ che questo processo – grazie alla rilevanza mediatica - riesca a far emergere l’importanza di affidare il sequestro, il trasporto, la custodia e l’analisi delle evidenze informatiche a consulenti tecnici realmente specializzati magari istituendo presso le FF.OO. delle unita’ ERT2 - Evidence Response Team, cosi’ come presenti presso altre forze di polizia internazionali ed affidando le analisi scientifiche a strutture, laboratori, aziende e consulenti competenti.

AISF - www.accademiascienzeforensi.it

a cura di Roby Bruzzone (Criminologa)

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