A Olbia una donna incinta su quattro decide di abortire. Una
percentuale che è salita parecchio negli ultimi anni. Il motivo? La crisi
economica. Il Comune cerca di intervenire con un sostegno speciale per chi
vorrebbe un bambino ma non può mantenerlo.
"Daremo un assegno mensile di
300 euro per tre anni", annuncia adAffaritaliani.it l'assessore alle Politiche Sociali Rino
Piccinnu:"L'aborto è un segno di libertà ma sempre più
spesso anche di povertà. Vogliamo resituire alle donna la possibilità di
crescere un figlio". Sulle difficoltà della zona: "In Gallura i due
volani sono edilizia e turismo. Negli ultimi tempi sono stati entrambi un
flop". E sulle banche:
"Spesso sono come fucili puntati sugli
imprenditori. Se solo penano che qualcuno possa avere un
momento di instabilità non ci pensano due volte a chiuderti
l'affidamento".
Assessore
Rino Piccinnu, come nasce questo progetto?
E' nato due anni fa
quando io ero all'opposizione. Lo presentai già all'epoca ma non venne
approvato. Oggi che siamo passati in maggioranza mi è ritornata in mente, in
particolare in seguito ai dati preoccupanti che sono arrivati. In Gallura ci
sono circa 350 aborti all'anno. Sappiamo che l'aborto è un segno di libertà
della donna ma ogni tanto diventa un segno di povertà. Ci sono tante donne
costrette ad abortire perché magari sono state sfrattate o licenziate.
Allora si è pensato a questo progetto che prevede, nei casi di provata
situazione di disagio, un aiuto economico a favore della madre per i primi
tre anni di vita del bambino. Insomma, vogliamo restituire alle donna la
libertà di scegliere di tenere il bambino.
Qual
è la percentuale di aborti in Gallura?
La percentuale è alta,
intorno al 25%. Però sono dati da interpretare, perché a Tempio, per obiezione
di coscienza, non si fanno aborti. Quindi i numeri sono ingigantiti anche da
persone di altre zone. In realtà, se parliamo di Olbia siamo tra il 18% e il
20%, quindi all'incirca conformi alla media nazionale. Poi in questo periodo
c'è stata una crescita a causa della crisi. In città c'è una situazione molto
difficile: la povertà è diffusa, l'edilizia è ferma anche a causa delle banche
e della difficoltà a spendere. Anche il turismo lo scorso anno è stato
un flop. E l'edilizia e il turismo sono i due principali volani della
Gallura.
Quante
tra le donne che decidono di abortire lo fanno per motivi legati alla crisi
economica?
Direi una percentuale
vicina al 15%. Il nostro servizio sarà a disposizione, appunto, per il 15-20%
delle donne di Olbia che decidono di abortire. Significa ogni anno avere
all'incirca un 35 piani da portare avanti.
Ma
come farete a individuare le donne da aiutare?
Proprio in queste
settimane stiamo studiando il protocollo di questa iniziativa, con l'aiuto
degli psicologi del centro di assistenza. Bisogna capire qual è il momento più
opportuno per fare la proposta di sostegno alle donne che prendono la decisione
di abortire a fronte di problemi economici.
Tante
imprese stanno chiudendo e molti imprenditori in crisi se la prendono con le
banche. Lei da che parte sta?
E' vero che se oggi vai
a chiedere un mutuo per comprare la casa non basta più la busta paga, le banche
vogliono verificare anche chi ti dà i soldi e quindi fanno indagini anche sul
datore di lavoro per capire se ha bilanci seri. Poi i tassi aumentano sempre di
più: oggi un fido bancario costa più o meno il 10% mentre pochi anni fa era sul
5%. Gli oneri finanziari sono raddoppiati, e ciò significa che
molto spesso una crisi finanziaria sfocia in un fallimento perché al
primo scossone, al primo momento difficile, non ci pensano due volte e chiedono
il rientro delle condizioni. Le banche non ti danno nessuna scelta. Se solo
pensano che tu possa vere qualche problema di insolvenza azzerano l'affidamento
o si incamerano i bonifici delle fatture che magari erano in ritardo di
quindici o venti giorni. Così quei soldi che uno prevedeva di pagare gli
stipendi o i fornitori spariscono. Ci si ritrova senza denaro e non si riesce
più ad andare avanti. Le banche spesso sono come delle fucilate. Ti dicono
tutto a cose fatte. "Guardi, lei il fido non ce l'ha più". E quando
una banca ti chiude il conto, puoi essere sicuro che lo faranno subito anche
tutte le altre in una sorta di solidarietà perversa tra gli istituti di
credito.
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